Roma, 25 giu. (askanews) – Nei vicoli di Petrivka, celebre mercato dei libri a Kiev, librai e lettori si dividono sulla legge che ha imposto limitazioni alla distribuzione di libri di autori russi.
La legge votata in giugno proibisce la stampa di libri scritti da autori che abbiano mantenuto la cittadinanza russa dopo il crollo dell’Unione sovietica, e mette al bando l’importazione di libri stampati dopo il 91 in Russia, in Bielorussia o nei territori ucraini occupati da Mosca. I classici e i libri stampati in Ucraina anche in lingua russa sono salvi, ma la polemica infuria, anche perché la legge appare di difficile applicazione.
Per Nadine, libraia, la richiesta di letteratura ucraina è aumentata dall’invasione russa; "pubblicheremo nuovi scrittori e ristamperemo vecchie edizioni, è un’ottima cosa" dice.
Un’appassionata che vuole restare anonima dice, "ho letto molta letteratura russa, conosco gli scrittori e i poeti, li ho amati e li amo ancora, ma onestamente dal 24 febbraio, giorno dell’invasione, per me è morta, semplicemente morta. Come la lingua stessa che parlo fin dall’infanzia. Io mia madre la mia famiglia parliamo russo e lo possiamo usare ma dal 24 febbraio per me è una lingua morta".
Ma Oleksander Doblin che vende libri quasi solo in russo dice, "Hanno fatto la legge ma non si può applicare; cosa dovrei fare, mettere al rogo questi libri in strada?"
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