Roma, 15 nov. (askanews) – Nonostante le pressioni di Pechino, Brescia accoglie "La Cina non è vicina", la prima personale internazionale dell’artista dissidente cinese Badiucao, definito il "Banksi cinese", 35 anni, fumettista politico, artista e attivista per i diritti umani in esilio in Australia.
Tra le opere dei ritratti in epoca Covid-19, tra cui quello del medico cinese che per primo denunciò l’esistenza del virus e poi morì di Covid, o di messaggi inviati dai cittadini di Wuhan all’inizio della pandemia; e ancora il ritratto di Xi Jinping con la scritta "Nike", una serie di "orologi" (Watch), e altre creazioni che ironizzano sulla propaganda di Pechino, usando lo stesso linguaggio:
"Non c’è modo che io faccia dei compromessi e sono felice e orgoglioso che Brescia, in quanto amministrazione, e i musei, il Museo di Santa Giulia e la Fondazione del Museo di Brescia abbiano avuto la forza e il coraggio di dire no alla Cina e di difendere i loro di diritti fondamentali. Penso che il loro comportamento debba servire come modello per il resto del mondo per avere a che fare con bulli del genere".
"Sono certo di utilizzare la mia arte per denunciare le bugie, i problemi del governo cinese, per criticare il governo cinese, tuttavia dall’altra parte, rendo sempre omaggio al popolo cinese, al suo coraggio, alla sua intelligenza, anche quando sono sottoposti a un ambiente così duro, con un governo autoritario", ha denunciato in un’intervista a France Presse.
Le sue opere, aveva scritto l’ufficio cultura dell’Ambasciata cinese a Roma in una lettera inviata il 14 ottobre al sindaco di Brescia, "mettono in pericolo le relazioni di amicizia tra Cina e Italia". La vice-sindaca di Brescia, Laura Castelletti:
"Nessuno di noi ha avuto il minimo dubbio, né in amministrazione comunale ma devo dire anche nella città. C’è per noi assolutamente il desiderio e la volontà di proteggere l’arte, di mantere la vocazione alla libertà dell’arte"
La mostra, che denuncia la censura sulla pandemia di coronavirus e la repressione politica nel Paese del Dragone, restrerà aperta al pubblico fino al 13 febbraio. Francesca Bazoli, presidente della Fondazione Brescia Musei:
"Questa mostra non ha assolutamente nessuna intenzione di offendere il popolo cinese, ovvero la cultura e la civiltà cinese, ma è una mostra che dà spazio alla voce di un artista che si colloca di un filone particolare dell’arte contemporanea e quindi noi stiamo con questa mostra sostenendo la libertà d’espressione".
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