Violenza sulle donne. A un anno dal femminicidio di Giulia Cecchettin che scosse l’Italia e riempì il Circo Massimo di una folla di donne e uomini. Alla vigilia dell’ennesimo 25 novembre facciamo conti spaventosi. Sono squillati quasi 33mila volte i telefoni del numero anti-violenza 1522, nei primi sei mesi del 2024. Le richieste d’aiuto delle vittime sono aumentate del 70% rispetto all’anno scorso. "Dopo la morte di Giulia Cecchettin c’è più consapevolezza" ci ha spiegato Vergara Emiliana, responsabile della Casa Rifugio del Telefono Rosa. "Ma si fa ancora fatica a denunciare". E nel frattempo continua a essere uccisa una donna ogni tre giorni, più di cento da inizio anno. Cosa non funziona, ancora oggi in Italia, nella prevenzione della violenza? E perché non siamo in grado di proteggere le vittime? Lo abbiamo chiesto a Francesca Florio, avvocata penalista; Azzurra Rinaldi, economista e Direttrice della School of Gender Economics della Sapienza; Roberta Giommi, psicoterapeuta e Direttrice dell’Istituto internazionale di sessuologia di Firenze; Stefano Ciccone, sociologo e presidente dell’associazione "Maschile Plurale" e Alessio Boni, attore e regista dell’opera teatrale "Uomini si diventa. Nella mente di un femminicida". Di Cecilia Rossi e Cinzia Comandè. Riprese Santiago Martinez. Montaggio di Elena Rosiello