La mattina del 12 novembre 2003 alle 10:40 un’autocisterna blu penetrò nella Base Maestrale di Nassiriya, una delle due sedi dell’Operazione Antica Babilonia, la missione di pace italiana in Iraq, avviata qualche mese prima con tremila uomini, tra cui 400 carabinieri. L’autocisterna esplose all’interno della base. Gran parte dell’edificio principale crollò, mentre fu gravemente danneggiata una seconda palazzina dove aveva sede il comando. Il carabiniere Andrea Filippa, di guardia all’ingresso, riuscì a uccidere i due attentatori suicidi. Il camion quindi non esplose all’interno della caserma, ma sul cancello di ingresso. Nel cortile davanti alla palazzina molti mezzi militari presero fuoco e il deposito delle munizioni fu investito dalle fiamme. Il bilancio fu devastante: 28 morti, dei quali 19 italiani, tra cui 12 carabinieri. A meno di 10 metri dalla facciata devastata della palazzina a tre piani si formò un grande cratere, che il ministro della Difesa Antonio Martino definì “il nostro Ground Zero. Le vittime italiane furono i carabinieri Massimiliano Bruno, maresciallo aiutante, Medaglia d’Oro di Benemerito della cultura e dell’arte; Giovanni Cavallaro, sottotenente; Giuseppe Coletta, brigadiere; Andrea Filippa, appuntato; Enzo Fregosi, maresciallo luogotenente; Daniele Ghione, maresciallo capo Horacio Majorana, appuntato; Ivan Ghitti, brigadiere; Domenico Intravaia, vice brigadiere; Filippo Merlino, sottotenente;Alfio Ragazzi, maresciallo aiutante, Medaglia d’Oro di Benemerito della cultura e dell’arte; Alfonso Trincone, Maresciallo aiutante; i militari dell’esercito Massimo Ficuciello, capitano; Silvio Olla, maresciallo capo; Alessandro Carrisi, primo caporal maggiore; Emanuele Ferraro, caporal maggiore capo scelto; Pietro Petrucci, caporal maggiore; i civili Marco Beci, cooperatore internazionale e Stefano Rolla, regista.
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